Simbolo per eccellenza della dieta mediterranea, non c’è tavola italiana che non abbia una bottiglia di olio extravergine d’oliva sopra. Ottimo gustato su una fetta di pane croccante e perfetto per dare gusto a tantissimi piatti, l’importante è che sia davvero di qualità. Ma come riconoscere un olio buono? Dalle informazioni in etichetta, dal colore e dalla limpidezza (ma non sempre) dal profumo e dal pizzicore (soprattutto), dal prezzo.
La qualità di un olio dipende principalmente dalla sua acidità, ovvero dalla percentuale di acido oleico che contiene.
Questa indica le alterazioni che hanno subito le olive dalla raccolta fino al processo di trasformazione: più il valore è alto, meno l’olio sarà di qualità.
L’acidità permette dunque di classificare le varie tipologie di oli: l’olio extravergine rappresenta la qualità migliore e per essere definito tale deve presentare un livello di acidità inferiore a 8 grammi per litro.
L’acidità si può misurare solo con analisi di laboratorio essendo l’acido oleico insapore e inodore.
Più informazioni sono riportate in etichetta, meglio è. L’indicazione di provenienza delle olive (per esempio “100% italiano”), la tipologia delle stesse, il luogo di spremitura e di imbottigliamento, la dicitura Dop o Igp, sono tutte informazioni che possono indirizzarci verso un olio maggiormente di qualità che non ha nulla da nascondere. Se cercate un olio italiano, occhio alle frodi o alle scritte ingannevoli che possono fare sembrare Made in Italy quello che in realtà non lo è.