Gira a pieno ritmo la macchina della promozione del tavolo di filiera dell’olio di oliva italiano. Nel corso dell’ultima edizione di Cibus, l’ Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, già Istituto per il commercio estero, e l’Unione Nazionale tra le Associazioni di Produttori di olio d’oliva (UNAPrOl), hanno dedicato due sessioni di incontri alle principali catene di distribuzione americane. Non è un caso. Per l’olio extravergine di oliva italiano il mercato USA vale ogni anno più di un miliardo e 300 milioni di euro e l’Italia esporta oltreoceano più di 120.000 tonnellate di prodotto all’anno.
L’olio DOP e IGP, però, rappresenta solo il 5% del totale esportato, mentre un altro 15% è rappresentato esclusivamente da oli extravergine di oliva di alta qualità proveniente dall’offerta della biodiversità italiana; il resto, circa l’80% del mercato, è costituito da blend di oli extravergine selezionati dall’esperienza delle aziende olearie italiane che detengono, da sempre, quote significative di mercato negli USA.
Intanto però l’allarme sulla sicurezza alimentare e sul falso made in Italy, tra cui l’olio, resta alto. L’ultimo rapporto Extract sulla percezione dell’olio extra vergine di oliva nel mondo, ha rivelato che il 99% dei consumatori, soprattutto del mercato cinese, americano e australiano, considera che ogni cibo italian sounding potrebbe essere contraffatto. Eppure l’84% dei consumatori americani, il 79% degli europei e il 68% degli asiatici, si dicono disponibili a comprare olio italiano anche se hanno paura di trovarsi di fronte un prodotto adulterato. È comunque un danno enorme per il made in Italy, una spada di Damocle che pesa particolarmente sulle aziende olivicole.

Eppure le basi per ripartire sui mercati esteri ci sono. A livello mondiale, l’Italia è ancora tra i paesi produttori di olio più conosciuti e apprezzati. In Europa e in America i consumatori sanno che nel Bel Paese si produce olio extravergine al Sud, al Centro e al Nord; la metà è consapevole che il sapore e le caratteristiche del prodotto dipendono dal territorio. Il 75% dei consumatori si dichiara propenso all’acquisto se si tratta di prodotto italiano e la maggioranza assoluta dichiara che al momento di acquistare un olio extra vergine d’oliva non bada al prezzo per avere la massima qualità. Infine, nel mondo quasi il 40% dei consumatori usa con “molta frequenza” l’olio italiano; i mercati principali sono Francia, Austria e Russia, USA, Centro e Sud America.